di Enrica Perucchietti
«Nel 1982 Obama sapeva che sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti d’America. Glielo rivelò Zbigniew Brzezinski alla Columbia».
Tutto torna, ho pensato, abbozzando un sorriso al mio interlocutore.
Dopo un’intervista fiume di tre ore e successivi contatti via mail, è difficile dire qual è l’aspetto di Andrew Basiago che mi ha colpito di più. Non si tratta di “credere” a una fonte, quanto di ascoltare con mente aperta, studiare chi hai di fronte, metterlo in difficoltà se necessario per testare la veridicità del racconto, rielaborare la testimonianza e cercare per quanto possibile riscontri nella realtà. Ad alti livelli puoi solo affidarti all’istinto e a un meticoloso lavoro giornalistico. Ma è l’istinto che ti guida. Se chi hai di fronte è un debunker è sicuramente preparato a reagire a qualsiasi domanda tu gli ponga: avrà un serie di giustificazioni per spiegare le ombre del suo passato, le inesattezze delle sue parole o la mancanza di prove a suo sostegno. È stato preparato per questo: per ammaliarti, entrare in empatia con te, convincerti.
Chi è Andrew Basiago
Il “crononauta” più famoso al mondo è un fiume in piena quando si tratta di ripercorrere la sua storia, le ricerche di Tesla, il prototipo di teletrasporto messo a punto da suo padre, i viaggi nello spazio tempo, il Progetto Pegaso, la missione su Marte. È molto disponibile, gentile, simpatico. Non cerca di convincerti: ti racconta la sua storia dall’inizio alla fine, lasciandoti la scelta di decidere criticamente che cosa hai ascoltato.
Avendo scritto un saggio sul “lato oscuro” di Barack Obama le rivelazioni di Basiago sul Presidente sono state per me l’aspetto più ghiotto dell’intervista. Andrew ha aspettato proprio il clima torrido delle Primarie americane per rivelare ciò che da alcune settimane stava serpeggiando in forma di indiscrezione: Obama avrebbe preso parte da ragazzo a una missione di teletrasporto della DARPA e sarebbe stato spedito almeno due volte su Marte. Non vi scomodate a cercarne traccia nei siti italiani. L’informazione si è già autocensurata. Solo un paio di blog hanno ribattuto la notizia della smentita della Casa Bianca. Già, perché Tommy Vietor è dovuto intervenire il 3 gennaio scorso per mettere a tacere i rumors riguardo al soggiorno marziano del Presidente: «No, il Presidente Obama non è mai stato su Marte, a parte quando guarda Marvin il Marziano…». La smentita del portavoce del National Security Council è avvenuta con una nota pubblicata sulla sezione Danger Room del sito Wired.com (http://www.wired.com/dangerroom/2012/01/obama-mars/). La notizia del soggiorno marziano del presidente è così fantasiosa che non avrebbe meritato neppure un commento sarcastico. Eppure la Casa Bianca ha scomodato Vietor per confutare le dichiarazioni di Basiago. Un comportamento anomalo, stando al normale iter seguito da Washington. Perchè? Questa singolarità mi ha spinto a contattare direttamente Basiago, per capire quanto di vero potesse esserci nelle sue parole. Quando ho chiesto ad Andrew di rivelarmi ulteriori dettagli sul coinvolgimento di Obama nella CIA e nei protocolli segreti della DARPA mi ha risposto: «Certo, ma prima lascia che ti racconti tutta la mia storia».
Questa è la sua storia.
Il Progetto Pegaso
Basiago racconta di essere stato uno dei 140 bambini americani che sarebbero stati arruolati dalla DARPA alla fine degli anni ’60 per partecipare a un protocollo segreto sul teletrasporto, il Project Pegasus. Il suo primo “viaggio” è avvenuto nel 1968, quando aveva appena sei anni. Un’altra mia fonte americana che lavora con un team di ingegneri e fisici, mi ha confermato che i traguardi raggiunti clandestinamente dalla DARPA sono impressionanti e che la tecnologia sul teletrasporto, a partire dalle ricerche di Tesla, sono molto più avanti di quello che potremmo anche solo lontanamente immaginare: sarebbe possibile già da decenni – proprio come sostiene Basiago – viaggiare nello spazio-tempo. Anche in questo caso non si può che sospendere il giudizio mancando le prove documentate (foto, video, etc.) a conferma che ciò sia vero. Basiago che racconta di essere andato indietro nel tempo (fino all’epoca dei dinosauri) e avanti fino al 2045, in realtà una prova ce l’ha: una fotografia in bianco e nero risalente al 1863 dove lo si vedrebbe all’età di dieci anni tra la folla a un raduno a Gettysburg. Nel 1972, infatti, Andrew sarebbe stato mandato indietro nel 1863, per assistere allo storico discorso di Lincoln. Se per Andrew lo scatto è una prova, è pur vero che la foto è talmente sfuocata che la figura che dovrebbe rappresentarlo potrebbe essere chiunque… L’istantanea vale cioè solo come “conferma” per chi già crede al racconto di Andrew, ma non può valere come elemento probatorio all’interno di una ricerca critica sull’argomento.
Mission to… Mars
Nel 1980 Basiago sarebbe stato avvicinato dall’agente CIA Courtney Hunt che lo avrebbe arruolato per una nuova missione della DARPA avente come obiettivo il teletrasporto su Marte. Quando Andrew domandò ad Hunt il motivo della missione, costui gli rispose in modo enigmatico: «Perché la sopravvivenza della razza umana dipende da esso». Dal 1980 al 1983 Basiago si unì agli altri nove volontari per la missione su Marte: vennero battezzati i “Dieci Titani”. Per la preparazione teorica vennero portati al College di Siskiyous, in California. Fu proprio qui che Andrew conobbe gli altri compagni di missione. I giovani volontari erano stati scelti per l’appartenenza o collaborazione dei genitori alla CIA. Tra costoro c’era un diciottenne afroamericano di nome Barry Soetoro, classe 1961, accompagnato dalla madre, Ann Dunham. Ventotto anni dopo, quel Barry sarebbe diventato il 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, meglio conosciuto come Barack Obama. Nel 1981 era “soltanto” uno dei Dieci Titani, scelto dalla DARPA in quanto figlio di una agente della CIA, Ann. Due anni dopo, nel 1982, Barry avrebbe raccontato ai compagni di essere stato messo a conoscenza del destino che lo aspettava. Sarebbe stato lo stratega polacco Brzezinski a informarlo che sarebbe diventato un giorno Presidente USA.
Intanto a Siskiyous c’erano anche: Virginia Dugan, di tre anni più giovane, che nel 2009 sarebbe stata nominata da Obama direttrice della DARPA, William C. McCool (anch’egli nato nel 1961, come Obama e Basiago) che sarebbe poi morto nel 2003 pilotando lo Space Shuttle Columbia che si disintegrò nell’atmosfera terrestre, infine William Brett Stillings. Stillings ha confermato in pieno il racconto di Basiago, spiegando di aver viaggiato su Marte e di aver “incontrato” due volte sul pianeta rosso Obama.
Il Progetto Stargate
Ai tempi il progetto di reclutamento sarebbe stato guidato dal Maggiore Ed Dames, esperto di remote viewing (visione a distanza) che era stato a sua volta arruolato nel Progetto Stargate e addestrato da Ingo Swann.
Nei primi anni ’70 lo scienziato e artista Swann divenne noto come sensitivo o “Esper” (acronimo dell'espressione inglese Extra-sensory perception). Dopo aver testato i propri poteri a distanza con l’American Society for Psychical Research di New York, Swann venne sottoposto a verifica sperimentale da parte del fisico Hal Puthoff, già collaboratore dell’NSA. I risultati sorprendenti raggiunti da Swann convinsero uno scettico Puthoff ad accettare di entrare a far parte di un progetto governativo, lo SCANATE che venne successivamente rilevato, nel 1976, dal Comando per i Servizi Segreti e la Sicurezza dell’US Army. I Viewer che vi vennero addestrati formarono così il distaccamento “G”, conosciuto come progetto Grillflame. Successivamente vennero adottati diversi nomi per indicare il progetto, tra cui anche il termine Stargate. Qui le informazioni “ufficiali” sul progetto Stargate si fondono con le dichiarazioni di Basiago: in questo periodo Swann avrebbe “formato” il Maggiore Dames che nei primi anni ’80 si sarebbe occupato di arruolare i Dieci Titani. Successivamente avrebbe assunto un ruolo importante all’interno della Defense Intelligence Agency’s psychic intelligence (PSINT) e ricoperto la carica di Direttore della Matrix Intelligent Agency.
Jump room
Tra il 1981 e il 1983 i Dieci Titani sarebbero stati teletrasportati nello spazio e nel tempo grazie a una tecnologia speciale soprannominata “jump room” (“stanza del salto”) che si troverebbe nei pressi di El Segundo, vicino all’aeroporto di Los Angeles. La tecnologia del teletrasporto deriverebbe, secondo Basiago, dalle ricerche di Tesla sull’energia radiante. Stando alla testimonianza di Basiago e Stillings, Obama sarebbe stato teletrasportato su Marte almeno due volte: nel luglio e nell’agosto del 1981 Basiago e Stillings avrebbero visto Obama presso la colonia terrestre di Marte. Il trasferimento sul pianeta rosso sarebbe avvenuto “fisicamente”, e non in astrale. Su questo punto ho chiesto ad Andrew di specificare il tipo di tecnologia utilizzata. Egli distingue infatti tra quattro metodologie per viaggiare nello spazio-tempo in dotazione al Governo americano:
1) remote viewing;
2) viaggio in astrale o in stato alterato di coscienza attraverso la Montauk chair (Montauk projetc);
3) cronovisore;
4) teletrasporto.
La missione su Marte avrebbe utilizzato la quarta modalità: nella jump room si creerebbe un cunicolo spazio-temporale stabile che permetterebbe al volontario di entrare come in una galleria e sbucare dall’altra parte in una zona della quarta dimensione a piacere. Il portale rimarrebbe “aperto” per un tempo specifico, in modo da permettere il ritorno alla base. Seguendo la teoria del ponte Einstein-Rosen, teoricamente è possibile viaggiare nello spaziotempo, anche se i fisici accademici sono ancora lontani dall’aver elaborato “ufficialmente” un mezzo concreto per il teletrasporto. Recentemente un team di scienziati russi ha però dimostrato che anche il DNA umano è in grado di creare dei cunicoli più stabili dei wormholes in grado di ricevere (e inviare) informazioni dalle altre dimensioni. Non possiamo ovviamente sapere se segretamente i fisici della DARPA abbiano elaborato un sistema stabile di teletrasporto, partendo dalle ricerche di Tesla. Basiago sostiene che la chiave di tutto sia l’“energia radiante” o quantum plenum teorizzato da Tesla.
Dal cronovisore al teletrasporto
Il cronovisore, invece, sarebbe un dispositivo attribuito a Padre Pellegrino Ernetti sulla base di ricerche segrete di altri fisici quali Enrico Fermi, Agostino Gemelli e Wernher von Braun. Il croniscopio permetterebbe però solo di captare e riprodurre su un monitor suoni e immagini del passato. Ernetti raccontò infatti di essere riuscito ad assistere a diversi avvenimenti storici, prima tra tutti la Passione e Crocefissione di Gesù. Con il cronovisore sarebbe così possibile “osservare” ma non interagire con altri punti dello spazio tempo. Per quanto intrigante, la storia del cronovisore – che si affermò nel 1972 grazie a un’intervista del monaco benedettino rilasciata a Vincenzo Maddaloni sulla Domenica del Corriere - non è mai stata suffragata da prove, così come l’istantanea della ripresa della Passione e Crocefissione di Gesù che Padre Ernetti mostrò a Francois Brune si dimostrò essere un falso. Il saggio di Brune sul Cronovisore lascia insoluto l’enigma. Basiago sostiene che il cronovisore esiste e che il prototipo che la leggenda vorrebbe smontato e nascosto in Vaticano, sia funzionante e nelle mani della CIA.
Parlando di viaggi astrali o remote viewing, nulla impedisce invece che dieci volontari siano stati “spediti” in missione su altri pianeti e che abbiano risalito il corso del tempo in stato alterato di coscienza. Il Progetto Montauk, come spiegato anche da Jacques Vallée, sarebbe stato una prosecuzione del Philadelphia Experiment. Testimone chiave del Progetto sarebbe in questo caso lo scrittore Preston Nichols che nella sua opera principale The Montauk Project: Experiments in Time sostiene che il Project Montauk sarebbe nato nel 1943 come “costola” del Philadelphia Experiment.
Il teletrasporto “fisico”, invece, sembra, almeno per la scienza ufficiale, ancora lontano nella realtà. Ma teoricamente, non impossibile. Non possiamo infatti escludere che gli USA – o la Russia – abbiano sviluppato una tecnologia di teletrasporto: se così fosse, com’è successo per le fibre ottiche o internet, difficilmente la renderebbero pubblica prima del necessario… Un utilizzo non militare del teletrasporto implicherebbe da un lato il crollo delle società di trasporti (linee aeree, ferroviarie, etc) e delle multinazionali del petrolio, dall’altra la possibilità per chiunque di risalire indietro nel tempo e verificare l’attendibilità storica di alcuni eventi. Non si può dimenticare che il viaggio nel tempo, se fosse possibile, implicherebbe però delle regole ferree a livello fisico: un utilizzo improprio potrebbe causare effetti catastrofici con ripercussioni sulla nostra linea temporale. Basiago racconta infatti che il viaggio nel futuro sarebbe stato utilizzato dalla DARPA per raccogliere dati e verificare chi sarebbe stato al potere alla Casa Bianca, così come al Cremlino. Bush padre e figlio, Clinton e Obama sarebbero stati così avvertiti con decenni di anticipo del destino che li attendeva.
Una colonia terrestre su Marte
«C’è vita su Marte», scriveva Basiago nel 2008 nel suo White Paper facendo appello a fotografie scattate dalla sonda Spirit nel 2007. Non solo. Dalle informazioni in suo possesso, Marte sarebbe coabitato da una colonia terrestre e da diverse razze aliene, principalmente grigi e rettiliani. Vi sarebbero inoltre diverse specie animali, esseri simili a dinosauri e ibridi di varia natura. Dalle foto in nostro possesso del suolo marziano, Basiago rintraccia prove incontrovertibili della presenza di vita aliena sul pianeta rosso: a parte la nota piramide di Cydonia, si distinguerebbero varie strutture artificiali, umanoidi, animali, cadaveri e statue. Per chi fosse interessato ad approfondire lo studio di Basiago sulle istantanee marziane rimando al suo White Paper. Obiettivamente ci vuole non poca immaginazione per distinguere le creature e le costruzioni artificiali che Andrew si ostina a vedere nelle anomalie del suolo marziano. Stando alla sua testimonianza, almeno 97 mila americani volontari sarebbero stati trasportati su Marte e dopo 5 anni solo 7 mila di essi sarebbero sopravvissuti alle difficoltà climatiche e ai predatori. Il numero sale a 600 mila unità se si considerano i terrestri trasportati con la forza (rapimenti militari, MILABS) sul pianeta rosso. Lo scopo della missione era di creare un avamposto terrestre sul pianeta rosso in modo da poter vigilare sulla sicurezza della Terra, abituando gli animali e le razze aliene presenti su Marte alla presenza degli umani. Per questo il Maggiore Dames avrebbe ironizzato sull’obiettivo della missione spiegando a Basiago che il compito dei volontari era semplicemente quello di «essere visti e non di finire mangiati».
La falsa identità di Obama
Dalla ricostruzione di Basiago emerge chiaramente il ruolo di Obama come volontario reclutato dalla DARPA in quanto figlio di un’agente CIA – la madre Ann Dunham. Nel 1980-81 Obama si faceva ancora chiamare Barry Soetoro, utilizzando cioè il cognome del patrigno indonesiano, Lolo Soetoro. Secondo Basiago, in realtà, il cognome “Obama” gli sarebbe stato assegnato solo nel 1982: il Presidente non sarebbe figlio di Barack Obama senior ma di Malcolm X. L’ipotesi che il padre biologico di Obama fosse Malcolm X ci viene dalla blogger Pamela Geller che scoprì durante la passata campagna presidenziale, che Ann Dunham al nono mese di gravidanza si era trasferita a Washington: per Geller sarebbe stato un pretesto per vedere lo storico attivista nero. Il contestato certificato di nascita sarebbe così solo il punto di partenza di un puzzle che porterebbe a questa soluzione. Tra le prove indiziarie avanzate dalla Geller vi è anche la somiglianza tra Obama e Malcolm X: il Presidente è alto quanto l’attivista, mentre la popolazione keniota del villaggio da cui proveniva Barack senior è di un’altezza media inferiore; anche i tratti somatici sembrano corrispondere a quelli di Malcom X. Le ricerche della blogger sono state supportate da una comparazione fotografica e dalle moderne tecniche di morphing: l’analisi reperibile sul blog Atlas Shrugs attesterebbe la somiglianza tra Obama e Malcolm X.
Come dimostrato in L’altra faccia di Obama, la mancanza assoluta di certificato di nascita, morte, matrimonio relativi ad Ann e alla madre Madelyn Dunham, rendono le due donne (rispettivamente madre e nonna di Obama) dei fantasmi. Ciò è spiegabile ipotizzando un loro coinvolgimento all’interno della CIA. Non a caso Ann durante il soggiorno in Indonesia si occupò di microfinanziamento per la Fondazione Ford, la Banca Mondiale e l’USAID, nota per essere una società di copertura della CIA. Madelyn, invece, quale vice presidente della Banca delle Hawaii a Honolulu, secondo un’inchiesta del giornalista investigativo Wayne Madsen, avrebbe curato la gestione dei conti nascosti che la CIA utilizzava per trasferire fondi a favore dei dittatori in Asia. Infine, Obama dopo la laurea alla Columbia lavorò per la B.I.C. altra nota società di copertura della CIA.
Anche la vicenda del certificato di nascita getta un ulteriore mistero sulle sue vere origini: a dichiarare che Obama era nato in Kenya all’ospedale di Mombasa (e non a Honolulu) era stata proprio la nonna paterna, Sarah Onyango, sollevando inconsapevolmente il polverone che si sarebbe abbattuto sul candidato democratico durante la campagna elettorale. Eppure, Basiago è convinto che il Presidente non sia nato in Kenya e soprattutto che non sia un “Obama”. Su questo punto non mi trova d’accordo. La pista che porta a Malcom X è intrigante ma non documentata. Sono state rese note, tra l’altro, delle fotografie che immortalano Barack senior accolto al suo arrivo all’aeroporto di Honolulu da Stanley Dunham, ovvero da colui che solo successivamente sarebbe diventato suo suocero. Stanley non aveva motivo di accogliere Obama senior, a meno che il suo arrivo tramite ponte aereo non dovesse essere “supervisionato” dalla CIA e quel ruolo toccasse proprio ai Dunham. Che il Presidente possa essere un manchurian candidate, non è un’idea nuova. Lo storico Webster Tarpley lo sostiene nella sua biografia non autorizzata di Obama. Ma Basiago va ben oltre, suggerendo l’idea di un burattino: Obama non ride mai, ha un sorriso artificiale, è un attore addestrato dalla CIA, un bugiardo. Per Andrew, Barry Soetoro acquisisce l’identità di Barack Obama solo nel 1982. Per questo non esisteva alcun certificato di nascita prima che venisse repentinamente pubblicato nel maggio del 2011: il cognome Obama gli sarebbe stato assegnato dalla CIA solo nel 1982. Prima era semplicemente Barry Soetoro. Alla mia domanda di prove a supporto della sua ipotesi, Andrew ha risposto semplicemente: Non posso provarlo.
Il triennio perduto
Basiago crede inoltre che la laurea di Obama alla Columbia gli sia stata “regalata”. In quel periodo, infatti, secondo Basiago, Barack non era a New York ma in California come volontario presso la DARPA. Qua le sue affermazioni trovano in effetti fondamento. Il periodo tra il 1980 e il 1983 è quello che ho definito nel mio saggio “il triennio perduto”: a partire dall’autobiografia di Obama, Sogni di mio padre, emerge un’inquietante lacuna su questo periodo che egli avrebbe trascorso a New York alla Columbia University, laureandosi poi con lo stratega polacco Brzezinski. Gli anni tra il 1980 e il 1983 rappresentano in particolare il grande segreto sulla vita di Obama: è come se fossero degli anni perduti. È questa l’Isola che non c’è di Obama: un triennio che rappresenta una vera e propria lacuna nella sua biografia e che forse segnano il suo reclutamento alla CIA. Nel passaggio dalla Occidental alla Columbia non sappiamo nulla dei suoi studi, della sua vita, della sua situazione. Nessun dettaglio sugli anni trascorsi a New York, eccetto alcuni vaghi riferimenti. Perché? Credo che il triennio sia la chiave per chiarire la reale formazione di Obama, che non è sicuramente quella che ci hanno trasmesso ufficialmente. È come se quel periodo fosse stato cancellato. Rimosso. Barack non compare neppure nell’annuario e nessun compagno si ricorda di lui. L’università non riuscì a trovare neppure una foto di Obama da consegnare alla stampa nel 2007. Sembra che nessuno, ma proprio nessuno studente di quegli anni abbia mai sentito neppure nominare Barack Obama! Che cos’è accaduto in questi tre anni di cui si fa mistero? Per insabbiare la faccenda, Obama nella sua autobiografia parla di una fase di “intermittente battaglia interiore”: dopo l’uso di sostanze stupefacenti nell’adolescenza avrebbe virato verso una forma di ascetismo dedicando gli anni della Columbia allo studio. Da “tossico e fumato” come si descrive egli stesso sarebbe divenuto una sorta di “monaco”. Ma anche un monaco con o senza saio sarebbe passato osservato dagli altri studenti, soprattutto se di colore come lui e con un nome non banale come il suo. Eppure, il vuoto. Se tutti gli ex studenti e gli ex docenti si ricordano di Obama a Honolulu, alla Occidental e ad Harvard, a New York è come se non fosse mai passato. Aiuta l’oblio il fatto che egli non alloggiasse nel dormitorio ma avesse trascorso la permanenza a New York in «una serie di modesti appartamenti all’esterno». In questo “periodo ascetico” Obama avrebbe trascorso molto tempo da solo, facendo lunghe camminate, andando a correre per Central Park, in giro per la città, «alle messe domenicali alla Abyssian Baptist Church, a un convegno socialista alla Cooper Union, alle fiere della cultura africana a Brooklyn e a Harlem, ad ascoltare jazz nel West End». Tre anni trascorsi a vagabondare da solo? Alla rivista degli ex allievi della Columbia vent’anni dopo Obama avrebbe dichiarato: «Passavo un sacco di tempo in biblioteca. Non socializzavo molto. Ero una specie di monaco». Per questo che nessuno si ricorda di lui? E nonostante le ore passate in biblioteca Obama «fu uno studente serio ma non eccezionale». Ora, o ci ingannano nel descrivere Obama come un ragazzo sveglio, intelligente e carismatico oppure non può aver passato giornate intere in biblioteca a studiare le materie che gli interessavano senza ottenere questi ottimi risultati. Obama avrebbe inoltre confessato all’amico Phil Boerner di “annoiarsi” a studiare. Delle due opzioni una deve essere per forza falsa. A meno che Obama non si annoiasse a trascorrere le giornate in biblioteca a fissare il soffitto.
Oppure, a vagabondare su Marte…
In mancanza di ulteriori accertamenti e, soprattutto di prove, questo mistero, è destinato a rimanere irrisolto. Esso è però la riprova che la mancanza di dati certi, attendibili, permetta a chiunque, di affermare versioni sempre nuove relative al Presidente Obama e al periodo che avrebbe dovuto trascorrere a New York. Mancando notizie certe sulla sua biografia, chiunque è autorizzato a ricrearle.
Anche a credere che un diciannovenne Barry Soetoro abbia “prestato servizio” sul pianeta rosso.